Lo zio - pinerolo blues

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Uno dei parenti che di sicuro non avrei voluto vedere al Centro era Fenoglio Michele, lo zio criminale. Quando avevo 11 anni e lui aveva deciso che l’eredità non dovesse essere divisa con fratelli e sorelle, aveva fatto precipitare tutti in una vita d’inferno. A cominciare dai suoi genitori, con i quali era violento a livello fisico e verbale. In quanto a noi, ce lo trovavamo, con la bava alla bocca e i lineamenti stravolti, davanti alla porta di casa, con la pistola spianata a urlarci insulti. Ricordo come se fosse adesso di quando gli passavo davanti per andare a scuola il pomeriggio e lui, agitando la pistola davanti al mio viso, mi urlava in dialetto: “Avete paura, eh, a uscire di casa? Ma vi faccio vedere io!”

Oltre al timore che compisse qualche atto inconsulto, c’era la vergogna verso i vicini che, a sentire le sue urla, socchiudevano gli usci per vedere che cosa stesse succedendo. Dopo qualche mese di questo tormento, tutti e quattro gli altri figli si sono messi d’accordo per firmare una rinuncia all’eredità e lasciare a lui la cascina, i terreni, i soldi purchè la smettesse. La zia Maria ha fatto molto di più. Per sottrarre gli anziani genitori alle violenze di quel pazzo, li ha ospitati prima da lei, poi nell’alloggio accanto al suo, che nel frattempo si era liberato. Mia madre, da parte sua, andava tutti i giorni a tener loro compagnia, a pulire e a mettere in ordine l’appartamento, oltre a preparare loro da mangiare.   

Ma i pericoli non erano ancora finiti, almeno per me. Un nipote della zia Maria, Roberto, aveva avuto la cattiva idea di chiedere un prestito proprio a questo individuo pericoloso. La zia aveva allora deciso di rimborsare di tasca sua la somma prestata, per evitare ulteriori guai. Ma il pazzo chiedeva un interesse piuttosto alto e io ho commesso l’imprudenza di sottolinearlo. Non l’avessi mai fatto! Eravamo nel cortile della cascina che era diventata sua con il sistema che ho detto e lui, preso dalla rabbia, si è chinato ad afferrare un grosso mattone e me l’ha scagliato contro. Per fortuna, io non mi sono mossa e il mattone mi ha sfiorato il viso senza però colpirmi. Avrei potuto rimanere sfigurata o avere dei gravi danni agli occhi, chissà…



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